Maratona 2.0: ci risiamo…

È già passato una anno dalla prima maratona.

La maratona che, 2 anni prima al termine dalla prima mezza, avevo escluso di poter fare.
La maratona che al termine mi ha fatto provare una grande emozione ma mi aveva anche fatto dire “…è stato bello ma basta cosi”.

E invece ci risiamo.
Tra Firenze e Nizza 12 mesi, una bimba in più, tanti chilometri alternati a notti tribolate che hanno un pochino limitato durata e costanza nella preparazione.

Ma alla fine quello che conta è consapevolezza che è stata dura ma si può rifare. Forse anche meglio.

Perché la corsa, soprattutto quella su lunghe distanze, è una metafora della vita: c’è l’asfalto e lo sterrato, c’è il sole, il vento e a volte la pioggia, c’è il freddo e il caldo, c’è il giorno in cui fai fatica già dal primo km e il giorno in cui senti le gambe girare da sole e ti sembra di volare.
In ogni condizione devi metterci tutto te stesso e anche se a volte neanche “tutto” è sufficiente, devi sapere che hai dato il massimo e che il “tutto” non è assoluto ma è una asticella che puoi continuare ad alzare e a rincorrere.

Alzare questa asticella, nella corsa, in famiglia, al lavoro, mi fa sentire vivo.

L’idea di partecipare alla seconda maratona mi fa sentire vivo.

L’idea di finirla mi fa sentire vivo.

Il dolore alle gambe che avrò lunedi?
Anche quello mi farà sentire vivo.

E allora andiamo…