Escape from Alcatraz by Ciampa

Tutto è iniziato in una mattina di noia davanti ad internet in cui mi sono imbattuto per caso in un articolo che parlava di gare di Triathlon in qualche maniera particolari. Così per curiosità sono andato sul sito internet e immediatamente ho pensato “certo che non sarebbe male nuotare in una baia tanto famosa e suggestiva”…..di impulso mi sono registrato alla lotteria per iscrivermi e come spesso mi capita causa demenza senile precoce nel giro di un paio di giorni mi sono dimenticato…..

Dopo qualche mese la sorpresa nella casella di posta: sono stato sorteggiato….cavolo e ora cosa faccio? Nuotare da Alcatraz alla terraferma non è uno scherzo, è vero che la temperature dell’acqua non è un grande problema grazie alla muta ma le correnti? Tra l’altro il nuoto è la disciplina in cui, grazie ad una combinazione di scarsa tecnica e pigrizia di allenamenti sono più scarso….va beh, non mi posso fare scappare un’occasione così e ho formalizzato l’iscrizione sperando di trovare motivazioni dalla non economicità della gara…

Dopo alcuni giorni di vacanza con famiglia per ammortizzare il viaggio (di cui uno a disneyland che con una bambina di 5 anni risulta più faticoso di un Ironman) finalmente arrivo a S.Francisco e trovo la prima sorpresa: il vento…..nel momento in cui vado a ritirare la Argon noleggiata per l’occasione rischio di finire per terra due volte a causa delle forti raffiche….decido di desistere da ulteriori test confidando che alla mattina il vento non sia forte come al pomeriggio.

Il giorno prima della gara è dedicato al ritiro del pettorale e al giro per l’expo e si sente l’atmosfera dell’evento: alcatraz svetta in mezzo alla baia e sembra oggettivamente vicina mentre il golden gate si innalza maestoso alla sua destra. Mentre io sono in coda per ritirare il pettorale mando in missione la mia fidanzata per partecipare al briefing; il suo inglese è decisamente meglio del mio e voglio capire bene il tipo di traiettoria da seguire durante il nuoto. Se si prendono i giusti punti di riferimento sulla terraferma infatti le correnti invece che essere un ostacolo ti aiutano e ti ritrovi facilmente sulla zona di uscita, se invece sbagli finisci a nuotare contro milioni di litri d’acqua che ti spingono fuori dalla baia….

E’ la mattina della gara, la partenza è da una barca che raccoglie tutti i concorrenti (circa 2000), e li porta di fianco ad Alcatraz; il posizionamento sulla barca è diviso per gruppi di età e l’atmosfera che si respira è elettrizzante. LA terraferma nonostante la vicinanza si vede a malapena causa la solita nebbia mattutina facendo sorgere spontanea la domanda “come faccio a seguire i punti di riferimento se non li vedo???”

Per fortuna ho incontrato Cristiano, un altro ragazzo italiano conosciuto prima di partire e con il quale posso scambiare le solite quattro chiacchiere per stemperare la tensione pre gara…(non lo vedrò più dopo lo start in quanto è arrivato primo tra gli italiani molto prima di me….).

Alle 7 in punto suona la sirena e si parte, tuffo dalla barca e via con le prime bracciate…..l’acqua sul viso è oggettivamente fredda ma dopo qualche bracciata ci si abitua….faccio qualche centinaio di metri e mi fermo; voglio godermi il momento…mi guardo intorno e sono in mezzo alla baia, dietro di me l’isola vista in tanti film, davanti lo skyline di San Francisco e di fianco il Golden Gate….essere li in quel momento non ha prezzo, è una gara che voglio godermi per quello che è, non m’importa il risultato in termini di tempo.

Dopo 1h e 6 minuti, e 3750 m di nuoto che segna il mio Polar, emergo dall’acqua, vedo dietro di me la scia degli altri partecipanti e penso che in fondo non ho fatto così schifo ( o meglio c’è chi fa più schifo di me..); per arrivare alla zona cambio bisogna correre circa un km che percorro tra due ali di folla urlanti…spettacolo.

Salgo sulla bici e inizio ad andare su e giù per le colline…il percorso di 30 km si snoda lungo il tratto costiero, si entra nel golden gate park per poi ritornare alla zona cambio. Le nuvole sono basse e sembra di essere in autunno, devo levarmi gli occhialini perché completamente ricoperti dalle gocce di umidità, l’asfalto in alcuni punti è abbastanza rovinato e cerco di stare attento per non cadere e rovinare una così bella giornata.

Ad un certo punto vedo un missile che si avvicina dalla parte opposta e nel momento in cui mi passa riconosco Miranda Carfrae…neo vincitrice di Kona…non male come incontri.

Alla fine della frazione di bici, mentre sto per partire di corsa sento la voce dello speaker farsi concitata, sta arrivando il primo uomo…è un arrivo entusiasmante testa a testa negli ultimi 100 metri che mi godo alla transenna tra Andy Potts e Eric Lagerstrom…vincerà quest’ultimo con un sorpasso negli ultimi 10 metri…mamma mia che arrivo.

Ora però tocca a me e mi metto a correre…il percorso di circa 12 km si snoda lungo la costa finché dopo un tratto in discesa che porta alla spiaggia e un paio di km sulla sabbia si incontra la famigerata “sand ladder”; una salita spaccagambe di 400 gradini nella sabbia che porta I concorrenti nuovamente dalla spiaggia alla strada. Corro durante i primi gradini e poi opto per un andatura veloce aiutandomi con le mani sulle ginocchia….

Arrivati in cima il tratto successivo dopo un’altra leggera salita è tutto in discesa e taglio il traguardo in 3 h e 03m…volevo stare sotto le 3 ore ma come detto prima, nel momento in cui sali sulla barca ti dimentichi che sia una gara e ti godi l’evento per quello che è quindi va bene così.

L’importante è tagliare il traguardo e diventare non un finisher ma come dice lo speaker un “Escapee”….e chissà che non convinca anche i miei amici soci triatleti a partecipare alla lotteria anche l’anno prossimo…io la butto lì…

🙂

Escape from Alcatraz 2015

Escape from Alcatraz 2015

Il mio Ironman 70.3 Italy – Pescara

FullSizeRenderPer me l’evento-obiettivo dell’anno. Quando l’ho scelto sapevo che sarei stato solo, che gli amici avrebbero deciso di partecipare ad altri 70.3 ma il fatto che fosse a Giugno, in Italia e al mare mi dava tranquillità rispetto a preparazione, viaggio e così via.

Poi arriva la settimana della gara e sono già in tensione. Ogni giorno che precede la partenza preparo qualcosina: pulisco la bici, controllo che tutto sia ok, piano piano tiro fuori tutto il necessario e verifico maniacalmente che ogni cosa rispetti le aspettative.
Durante l’ultima settimana so che gli allenamenti devo calare nettamente e mi fa strano.

Eccoci al 12 Giugno, giorno della partenza. Mi alzo alle 6 del mattino, prendo armi (la bici) e bagagli, carico la macchina e parto in direzione Pescara. Ho deciso di fare le cose con calma, arrivare il Venerdì e prendermi tutto il tempo che serve. Durante il viaggio iniziano ad arrivare i messaggi degli amici triplici e le telefonate del Borz e del Buffo che sanno darmi carica e tranquillità.
Arrivato a Pescara ritiro il necessario: pettorale, sacca bianca, rossa e blu e pass per la cena.
La prima giornata vola e arrivo in un attimo alla seconda dove c’è da portare la bici nella zona cambio e lasciare la sacca bike e quella run nelle apposite rastrelliere. Preparo tutto e abbandono tutto dove va lasciato. Lascio tutto tranne i dubbi amletici che mi assalgono: avrò messo tutto nelle sacche? Avevo sentito il cambio grattare, sarà a posto? Scoppierà una ruota della bici nella notte?
Passato il momento clou della giornata arriva l’ora di cenare e vado al carbovillage. Primo, secondo, dolce, acqua e bicchiere di vino per stemperare la tensione.
La notte arriva, il sonno si fa attendere.

La mattina della gara sveglia ore 8, colazione di rito, mi preparo e vado in direzione partenza.
Ultimo controllo della bici, check pressione gomme, spargimento barrette e gel in ogni dove e riempimento borracce: fatto.
Esco dalla zona bici con i soliti dubbi: le gomme le avrò gonfiate alla pressione ideale? E se buco? E se mi si stacca la sella? E se Dio esistesse per davvero? Ansia tremenda insomma.

Lentamente sta per arrivare l’ora della partenza, nel frattempo continuo a bere acqua e sali come se non esistesse un domani. Siccome anche la colazione è ormai un ricordo digerito mi mangio anche una barretta e mezza per evitare colpi di fame.
Eccoci alle 12: partono i PRO. La mia batteria M30-34 parte alle 12.20 quindi mi metto la muta, chiedo una mano per chiuderla e vado a rinfrescarmi sotto la doccia di un bagno vicino. Arrivo alla partenza che la mia batteria è già in pole, quindi chiedo permesso a chi fa parte della batteria successiva e mi accodo.

Prima della partenza incrocio gli sguardi dei miei compagni di avventura e vedo che in tutti c’è tensione. La gara sarà lunga e tutti vogliono portarla a termine al meglio. Sai ce dovrai avere dalla tua parte molte cose: cervello, cuore, anima e sorte.
Scambio un par di battute con un ragazzo perché entrambi abbiamo un dubbio: ma saremo passati sopra il tappeto di attivazione del chip? Boh, sperem.

Arriva lo sparo e si parte, si corre in mare. I primi metri sono di corsa anche in acqua poi si inizia a dare di braccia, finalmente.
Non sono abituato a nuotare in mare, per di più in mezzo a tutta questa gente. Prendo calci, pedate, gomitate e manate. Do calci, pedate, gomitate e manate. L’obiettivo è rimanere rilassati e nuotare tranquilli senza andare in affanno. Arrivo alla prima boa e penso a quanto manca alla fine: beh, parecchio. La fine però con calma arriva ed esco dall’acqua in buone condizioni, abbastanza rilassato.
Inizio a correre verso la zona cambio che sembra non arrivare mai, ma poi arriva e dopo il cambio un pò troppo rilassato recupero la bici e parto per la frazione ciclismo.

Qui sono tre i fattori che determinano la frazione di bici: il caldo, il vento, la salita.
Appena parto mi accorgo subito che il cardio non funziona, e quindi via a sensazione che si sa: sono tanto bravo a gestirmi!
Faccio i primi 10km e secco due borracce di sali. Oltre al caldo la strada sembra salire e basta e alla pendenza si aggiunge il vento contrario. Al primo rifornimento butto le borracce e prendo quelle con i sali date dall’organizzazione, insieme a mezza barretta. Poco dopo altra barretta e altre borracce. Arrivato al 52° chilomento, su una salita incontro un crampo al quadricipite sx: qui è panico. Mancano ancora 40 chilomentri e ho già i crampi. Alleggerisco il rapporto e rendo la pedalata più agile. Bevo sali perché penso di essere disidratato. Cerco di respirare e il crampo se ne va, ciao stronzo a sto giro ho vinto io.
Riprendo a pedalare, a bere e tirare in ballo la madonna delle salite. Fa un caldo esagerato nonostante il vento. Sento il sole sulle pelle e penso che a breve evaporerò. Ogni tanto giungono dei rumori e mi chiedo se la strada è aperta al traffico ma poi arriva gente con bici da TT munita di lenticolare e capisci tutto quanto. In primis che c’è da lavorare ancora parecchio, in secondo luogo che c’è gente che ha dei mezzi da paura spinti da gambe toste.
Finalmente la strada smette di salire e si scende cercando di pedalare a cannone per far salire la media e rosicare minuti.
Arrivano gli ultimi 10 kilometri e arrivo sul raccordo autostradale chiuso al traffico ma invaso da aspiranti Half-Ironman. Il vento sembra essere a favore e nonostante il caldo si faccia sentire sempre di più mi metto sulle aerobar e inizio a martellare sui pedali. La velocià sale, i copertoni sull’asfalto suonano nel modo giusto e i chilometri passano e arrivo alla fine della frazione.
Corro a lasciar giù la bici, ritiro la sacca rossa e mi infilo le scarpe: si parte! Mi dico: “Paul, non partire a cannone, stai schiscio a 5:30/km e arriva sereno al traguardo”. Il primo kilometro rispetto quanto mi sono detto: 5:13, il secondo 6:00 (occazzo) e all’inizio del terzo arriva il solito dolore zona fegato. Respiro, respiro ma non passa. In più, mi rendo conto che i 5:30 per 21km dopo i 90km di bici con il caldo che fa sono pura utopia. I secondi salgono inesorabilmente ogni kilometro e sto facendo sempre più fatica. Oltre a questo non ho ancora completato il primo giro e devo farne quattro! Ai ristori la prendo con calma, e filosofia, cercando di tirare giù Iso in quantità industriali insieme all’acqua. Penso che arrivare al traguardo sarà durissima e nulla mi smentirà. Arrivo al secondo giro cotto, il fisico mi dice game over e che non c’è modo di iniziare un’altra partita. Per fortuna che la testa tiene e mi dice che non posso e non devo mollare. Io mi dico che per fermarmi mi devono sparare, comunque vada. Rallento sempre di più cercando comunque di correre, lentamente ma di corsa.
Arriva l’ultimo giro e sono sollevato, ce l’ho quasi fatta! Quando arrivo al cartello dei 20 provo ad aumentare il passo ma ghe ne minga! Arriva la zona “se hai 4 elastici passi di qui” e finalmente vedo il traguardo! Lo passo e sento lo speaker pronunciare il mio nome: sono arrivato davvero.

Passo il traguardo e arriva anche la medaglia di Finisher! Poco dopo trovo un Finisher sorridente con una Moretti d’ordinanza e dopo esserci dati il cinque mi offre un sorso! Grazie a Roberto Bachin che ho la fortuna di incontrare per caso su Facebook due giorni dopo!
Finita la gara puoi essere solo soddisfatto perchè ci hai messo impegno, voglia e continuità nell’allenarti e nel cercare di superare la linea del traguardo.

Questo è stato il mio primo Ironman 70.3 Italy. Ora direzione Aronamen cercando di migliorarsi ma soprattutto di divertirsi ancora di più!

Maratona 2.0: ci risiamo…

È già passato una anno dalla prima maratona.

La maratona che, 2 anni prima al termine dalla prima mezza, avevo escluso di poter fare.
La maratona che al termine mi ha fatto provare una grande emozione ma mi aveva anche fatto dire “…è stato bello ma basta cosi”.

E invece ci risiamo.
Tra Firenze e Nizza 12 mesi, una bimba in più, tanti chilometri alternati a notti tribolate che hanno un pochino limitato durata e costanza nella preparazione.

Ma alla fine quello che conta è consapevolezza che è stata dura ma si può rifare. Forse anche meglio.

Perché la corsa, soprattutto quella su lunghe distanze, è una metafora della vita: c’è l’asfalto e lo sterrato, c’è il sole, il vento e a volte la pioggia, c’è il freddo e il caldo, c’è il giorno in cui fai fatica già dal primo km e il giorno in cui senti le gambe girare da sole e ti sembra di volare.
In ogni condizione devi metterci tutto te stesso e anche se a volte neanche “tutto” è sufficiente, devi sapere che hai dato il massimo e che il “tutto” non è assoluto ma è una asticella che puoi continuare ad alzare e a rincorrere.

Alzare questa asticella, nella corsa, in famiglia, al lavoro, mi fa sentire vivo.

L’idea di partecipare alla seconda maratona mi fa sentire vivo.

L’idea di finirla mi fa sentire vivo.

Il dolore alle gambe che avrò lunedi?
Anche quello mi farà sentire vivo.

E allora andiamo…

“Altro che 26 .. alla fine erano 28” – Salomon City Trail 2014

“Altro che 26 .. alla fine erano 28”.

Questo è sicuramente il riassunto migliore, in poche parole, del Salomon City Trail.

Salomon-City-Trail-Milano-2014

Come abbiano fatto a convincermi, non lo so. Con appena accennata in testa l’dea della Stramilano Half Marathon in programma tra 5 mesi, come in Star Trek, a velocità warp mi son trovato all’Arena, con 26 km davanti al naso.

Prima di addentrarmi in resoconti, impressioni e commenti, però, ci tengo a sottolineare un concetto:

GRAZIE BUFFO !

Andrea parte con me e tiene, con il suo supercomputer da polso, il passo che abbiamo programmato, con la precisione di un metronomo . Scambiamo quattro chiacchiere lungo il percorso, che si affievoliscono mano a mano che i chilometri scorrono sotto i nostri piedi. Le cornamuse che sentiamo non sono ancora allucinazioni. I polpacci mordono un po’, le pulsazioni salgono, le articolazioni ti fanno sapere che “hey” ci sono anche loro. Si stringono i denti e si và. Un po’ prima del KM 20, però, mi ammutolisco definitivamente di fronte alla visione mistica del cassiere del podista, che presenta il conto … Siamo al primo passaggio accanto all’ Arena, e sul foglietto del conto c’è scritto “guardala bene, perchè ancora ne manca“. Sì perchè non è il momento di attraversare la pista di atletica e tagliare l’arrivo. Dobbiamo prima passare dal grattacielo Unicredit, e da Brera. Ecco la vocina nella testa: “fermanti, chi te lo fa fare, i tuoi 21 li hai fatti, la doccia è calda, è bella …è vicina”  Andrea capisce al volo, rallenta un po’ il ritmo, o così mi fa credere, mi aspetta, si piazza qualche passo avanti e inizia ad incitarmi … non smetterà più fino all’arrivo. Quando passiamo da piazza Gae Aulenti quasi mi preoccupa un po’, pare un esaltato, riesce perfino a convincere gente che era lì  a farsi un placido brunch domenicale a urlare “vai Enzo“. Una cosa al limite dell’imbarazzante se ci penso ora, se non fosse che sono così impegnato a mettere un piede davanti all’altro che tutto mi sembra ovattato. E qualsiasi cosa squarci quell’ovatta è benvenuta.

Senza il Buffo avrei mollato di sicuro, invece ho finito, senza mai fermarmi, senza mai camminare … e stillando, senza accorgermene, anche qualche goccia di sangue, del resto, chi aveva tempo di sanguinare.

Per il packaging , che dire … non la classica corsa milanese, non un trail vero e proprio, ma un percorso davvero bello, originale, ricco di spunti. Peccato solo non essere saliti su S.Siro, come da percorso originario, un’ occasione mediatica persa per gli organizzatori e per la città, un bella delusione per chi si era fatto la bocca su quel passaggio dal sapore veramente unico.

Soliti automobilisti infervorati, ma anche qualche tifoso ad incitare i podisti, per lo più turisti stranieri eh, non sia mai(…). Organizzazione … diciamo inesperta nella gestione di tante piccole cose, deposito borse, rifornimenti, ristoro all’arrivo, qualche punto non presidiato … ma .. ragazzi … la distanza sbagliata !!!!

Sono stati fatti degli aggiustamenti in corso d’opera ed eliminando S.Siro è stato modificato il percorso, rigorosamente senza comunicazioni ufficiali. Niente e-mail, niente sms, se hanno fatto qualche annuncio al megafono credo che pochi lo abbiano sentito. Ma senza fare ridicoli drammi e prendendo tutto con il giusto spirito trail, la scena, fantozziana, alla quale abbiamo assistito e partecipato è stata la seguente.

Segnalazione del KM25 (1 km teorico alla fine) poco dopo Unicredit. Vediamo diversi intorno a noi scattare per assaporare l’ultimo chilometro di gloria, fuori tutto quello che c’è, via a tutta. Noi no, perché, anche volendo non potrei trascinarmi più velocemente di quanto non stia già facendo. E coach Buffo lì che non molla la presa, ha appena arringato la folla in mio favore e non smette mai di parlare, seguo la voce davanti a me e vado. Fin qui nulla di (relativamente) strano sotto al sole, tranne che dopo quei fatidici (non)ultimi 1000 metri incominciamo ad intravedere davanti a noi alcuni degli sprinter di cui sopra. Si guardano in giro atterriti. Le teste spaziano da destra a sinistra e si chiedono dove caxxo sia finita l’Arena. Il Cervello è in tilt. Come fa a comandare alle gambe di “andare avanti” se non sa neanche lui dove si trova ?? Le Gambe dal canto loro si guardano e pensano “dove caxxo ci ha portate questo ?”. Nei successivi 2 km, senza lo shock della volata nei quadricipiti, ripassiamo praticamente tutti gli sventurati, ridotti ormai al vagabondaggio. Trotterello al ritmo di uno jogging inguardabile, ma ividiabile agli occhi di chi ha bisogno di un cacciachiodi per spostare i piedi. Buffo ne ha, e continua ad essere l’Implacabile Macchina della Motivazione. Finalmente rivediamo ancora l’Arena, questa è la volta buona, tappeto verde, pista arancione, arco dell’arrivo, tappetini per la rilevazione dei tempi … Sento le voci degli altri, il Micky, il Ciampa e Paul, sono lì che ci aspettano, non li vedo, metto a fuoco l’audio, ma neanche li capisco. Qui 5 quarantenni (4+1 infiltrato) possono dare il meglio di se in fatto di eloquio e profondità di idee

sembri padre Pio” (eh !?? scoprirò dopo di sanguinare da un capezzolo …) “è finito tutto ragazzi” (?? cosa la corsa ?,sì siamo arrivati ce l’ho fatta), “no il ristoro, è finito tutto” (!!) “la medaglia è di legno” (??? quale medaglia ?, ah ! ecco cosa voleva quella lì sulla linea di arrivo) “dammene due, una anche per il mio amico Buffo”  “Buffo ti voglio bene, non ti abbraccio perchè sanguino dai capezzoli” (!!!!) “ristoro esaurito, ma l’acqua ?”……. “c’è la fontanella !!!!!!

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Il Coach all’opera, un’immagine che vale più di tante parole !

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Salomon City Trail Milano – 21 settembre

Mancano pochi giorni al “Salomon City Trail di Milano

26 km cittadini con partenza e arrivo all’Arena che si snodano tra il Castello, la nuova Milano verticale, lo stadio, la montagnetta…

  • Il dislivello è poco, tutto concentrato in un paio di punto.
  • Il percorso panoramico
  • La distanza ottima per chi si sta preparando ad una maratona in autunno.

Chi viene?

 

IronMiki: finale col botto

…avevamo perso le sue tracce dopo una brillante prova in bici Chiusa a oltre 25 kmh di media.

Il riscontro cronometrico dei primi 4 km di corsa era da tempo fermo sul   -:–

Avrà mangiato il chip scambiandolo per una barretta ?
Si sarà fermato in una osteria come facevano agli albori del ciclismo ?

Niente di tutto questo purtroppo.
Miki, in preda al sacro fuoco agonistico, stava pedalando a oltre 40 kmh con la testa bassa sulle barre… fin troppo bassa.

Un attimo di distrazione, un birillo segnaletico, l’asfalto bagnato (si perché,come se non bastasse, la pioggia ha accompagnato per lunghissimi tratti gli atleti) e… BUM!
Le chiappe misurano l’asfalto svizzero.

Siamo al km 70. Arrivano i soccorsi.
Per fortuna nulla di rotto. Le botte fanno male, il cocige è a pezzi ma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, Miki dimostra di essere già un Ironman.

Si rialza, controlla la bici, monta in sella e percorre i 110 km che lo separano alla fine della frazione, grazie ai duri allenamenti che hanno costruito il fisico per percorrere centinaia di chilometri e la mente perché fosse più forte della fatica e del dolore.

Domenica ha percorso un altro pezzo si strada che lo porterà presto a mettete al collo la medaglia dei Finisher.

Il blog è orgoglioso di te !

IronMiki Live in Zurich – update 180° km bici

Il nostro eroe partito all’alba ha completato la frazione di nuoto in 1h27m con ottimo negative split.
Media totale 2.01 m/100mt.

Montato in sella ha passato il check point del km 33 a oltre 27km/h di media.

Vai Miki!!!!!
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Al 68 km di bici deve essere iniziata la salita.
La media dei precedenti Intertempi di quasi 30 kmh si è abbassata a 20…

Stringi i denti !!!
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La media torna ad alzarsi. 24 kmh e siamo già a metà bici.
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Grande Miki !
I 40 km tra il check point degli 82 e quello dei 123 a 28 kmh di media !!!!

Daiiiiiiii
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E finisce anche la bici con un grande 25kmh di media in 7h2m

Ora mancano SOLO 42 km…

140.6 o se preferite..

.. 226k metri.

il 27 è qui dietro l’angolo eppure anche se so che è lì, quando arriverà mi piglierà un colpo, come quando chiedi a qualcuno di farti boooo perchè hai il singhiozzo.. chissà come mai ti spaventi comunque per davvero!!!

  • obiettivo: finirlo
  • possibilità di farcela: per arrotondare le statistiche direi un 66%.. quei 33,33333% periodico stanno ovviamente nell’ultima frazione della corsa!
  • sensazioni: buone, a parte un dolorino alla schiena che spero sia solo psico-somatico, mi sento bene
  • preparazione: non sarà mai abbastanza, però mi sento la coscienza pulita!
  • paure: la prima bracciata al semibuio delle 6.30 del mattino in mezzo a 2000 persone che puntano tutte la stessa boa a circa un kilometro da riva..
  • certezze: sempre quella prima bracciata che come tutte le cose che fuggiamo, un pò ci attirano.. non vedo l’ora di farla

da li in poi, saracinesca abbassata, vista annerita, mi ricollegherò o prima o dopo (spero dopo..) il traguardo!

Risultati ufficiali Garmin Trio Sirmione

Ecco i risultati ufficiali del Garmin Trio di Sirmione 2014

Complimenti a tutti. Iscriversi è già da coraggiosi, finirlo e da grandi!

In ordine di Arrivo:

Borz – 2:42:55

Nuoto – 31:26 (2’05” 100mt)
Bici – 1:12:03 (33,07 km/h)
Corsa – 52:11 (5’19” km)

Paul –  2:49:31

Nuoto – 34:38 (2’18” 100mt)
Bici – 1:12:08 (33,03 km/h)
Corsa – 56:11 (5’43” km)

Weinz – 2:52:30

Nuoto – 34:09 (2’16” 100mt)
Bici – 1:13:39 (32,35 km/h)
Corsa – 57:50 (5’54” km)

 

I primi Triathlon del Ciampa…

“Eccomi qui con solo un mese di ritardo a raccontare il mio esordio con il triathlon…

Era da un annetto che ci stavo pensando, nonostante la maratona di firenze non avevo ancora placato la mia crisi di mezza età quindi mi sono detto: ok, proviamo con il triathlon.

Comprato bici e subito arenato con la prima prova: il nuoto.
Mi sono reso conto che ho la stessa mobilità in acqua di quella che potrebbe avere un cavaliere medioevale con l’armatura. Continua a leggere