Escape from Alcatraz by Ciampa

Tutto è iniziato in una mattina di noia davanti ad internet in cui mi sono imbattuto per caso in un articolo che parlava di gare di Triathlon in qualche maniera particolari. Così per curiosità sono andato sul sito internet e immediatamente ho pensato “certo che non sarebbe male nuotare in una baia tanto famosa e suggestiva”…..di impulso mi sono registrato alla lotteria per iscrivermi e come spesso mi capita causa demenza senile precoce nel giro di un paio di giorni mi sono dimenticato…..

Dopo qualche mese la sorpresa nella casella di posta: sono stato sorteggiato….cavolo e ora cosa faccio? Nuotare da Alcatraz alla terraferma non è uno scherzo, è vero che la temperature dell’acqua non è un grande problema grazie alla muta ma le correnti? Tra l’altro il nuoto è la disciplina in cui, grazie ad una combinazione di scarsa tecnica e pigrizia di allenamenti sono più scarso….va beh, non mi posso fare scappare un’occasione così e ho formalizzato l’iscrizione sperando di trovare motivazioni dalla non economicità della gara…

Dopo alcuni giorni di vacanza con famiglia per ammortizzare il viaggio (di cui uno a disneyland che con una bambina di 5 anni risulta più faticoso di un Ironman) finalmente arrivo a S.Francisco e trovo la prima sorpresa: il vento…..nel momento in cui vado a ritirare la Argon noleggiata per l’occasione rischio di finire per terra due volte a causa delle forti raffiche….decido di desistere da ulteriori test confidando che alla mattina il vento non sia forte come al pomeriggio.

Il giorno prima della gara è dedicato al ritiro del pettorale e al giro per l’expo e si sente l’atmosfera dell’evento: alcatraz svetta in mezzo alla baia e sembra oggettivamente vicina mentre il golden gate si innalza maestoso alla sua destra. Mentre io sono in coda per ritirare il pettorale mando in missione la mia fidanzata per partecipare al briefing; il suo inglese è decisamente meglio del mio e voglio capire bene il tipo di traiettoria da seguire durante il nuoto. Se si prendono i giusti punti di riferimento sulla terraferma infatti le correnti invece che essere un ostacolo ti aiutano e ti ritrovi facilmente sulla zona di uscita, se invece sbagli finisci a nuotare contro milioni di litri d’acqua che ti spingono fuori dalla baia….

E’ la mattina della gara, la partenza è da una barca che raccoglie tutti i concorrenti (circa 2000), e li porta di fianco ad Alcatraz; il posizionamento sulla barca è diviso per gruppi di età e l’atmosfera che si respira è elettrizzante. LA terraferma nonostante la vicinanza si vede a malapena causa la solita nebbia mattutina facendo sorgere spontanea la domanda “come faccio a seguire i punti di riferimento se non li vedo???”

Per fortuna ho incontrato Cristiano, un altro ragazzo italiano conosciuto prima di partire e con il quale posso scambiare le solite quattro chiacchiere per stemperare la tensione pre gara…(non lo vedrò più dopo lo start in quanto è arrivato primo tra gli italiani molto prima di me….).

Alle 7 in punto suona la sirena e si parte, tuffo dalla barca e via con le prime bracciate…..l’acqua sul viso è oggettivamente fredda ma dopo qualche bracciata ci si abitua….faccio qualche centinaio di metri e mi fermo; voglio godermi il momento…mi guardo intorno e sono in mezzo alla baia, dietro di me l’isola vista in tanti film, davanti lo skyline di San Francisco e di fianco il Golden Gate….essere li in quel momento non ha prezzo, è una gara che voglio godermi per quello che è, non m’importa il risultato in termini di tempo.

Dopo 1h e 6 minuti, e 3750 m di nuoto che segna il mio Polar, emergo dall’acqua, vedo dietro di me la scia degli altri partecipanti e penso che in fondo non ho fatto così schifo ( o meglio c’è chi fa più schifo di me..); per arrivare alla zona cambio bisogna correre circa un km che percorro tra due ali di folla urlanti…spettacolo.

Salgo sulla bici e inizio ad andare su e giù per le colline…il percorso di 30 km si snoda lungo il tratto costiero, si entra nel golden gate park per poi ritornare alla zona cambio. Le nuvole sono basse e sembra di essere in autunno, devo levarmi gli occhialini perché completamente ricoperti dalle gocce di umidità, l’asfalto in alcuni punti è abbastanza rovinato e cerco di stare attento per non cadere e rovinare una così bella giornata.

Ad un certo punto vedo un missile che si avvicina dalla parte opposta e nel momento in cui mi passa riconosco Miranda Carfrae…neo vincitrice di Kona…non male come incontri.

Alla fine della frazione di bici, mentre sto per partire di corsa sento la voce dello speaker farsi concitata, sta arrivando il primo uomo…è un arrivo entusiasmante testa a testa negli ultimi 100 metri che mi godo alla transenna tra Andy Potts e Eric Lagerstrom…vincerà quest’ultimo con un sorpasso negli ultimi 10 metri…mamma mia che arrivo.

Ora però tocca a me e mi metto a correre…il percorso di circa 12 km si snoda lungo la costa finché dopo un tratto in discesa che porta alla spiaggia e un paio di km sulla sabbia si incontra la famigerata “sand ladder”; una salita spaccagambe di 400 gradini nella sabbia che porta I concorrenti nuovamente dalla spiaggia alla strada. Corro durante i primi gradini e poi opto per un andatura veloce aiutandomi con le mani sulle ginocchia….

Arrivati in cima il tratto successivo dopo un’altra leggera salita è tutto in discesa e taglio il traguardo in 3 h e 03m…volevo stare sotto le 3 ore ma come detto prima, nel momento in cui sali sulla barca ti dimentichi che sia una gara e ti godi l’evento per quello che è quindi va bene così.

L’importante è tagliare il traguardo e diventare non un finisher ma come dice lo speaker un “Escapee”….e chissà che non convinca anche i miei amici soci triatleti a partecipare alla lotteria anche l’anno prossimo…io la butto lì…

🙂

Escape from Alcatraz 2015

Escape from Alcatraz 2015

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